UBEDA
job-shadowing sul Problem Based Learning
dal 05 al 09 marzo 2018
Esperienza di mobilità centrata sul Problem/Project Based Learning, un approccio didattico che è stato oggetto della mia mobilità.
Sono stata accolta dal mio tutor, nonché coordinatore del team di progetti Erasmus, David Cuadros e dal vicepreside Antonio Carmona, anche lui membro del team di progettazione.
E' stata un'esperienza entusiasmante, vedere finalmente la tecnica di PBL applicata in ambito reale e non solo letta sulla carta e vista in video.
La scuola
L’Istituto IES Los Cerros ospita una scuola superiore professionale con alunni dagli 12 ai 18 anni. I corsi sono per periti elettronici, operatori turistici e corsi professionali in ambito sportivo.
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Ci sono vari laboratori molto spaziosi (fisica, chimica, informatica, tecnologia, robotica, astronomia). La biblioteca è uno spazio animato da tante iniziative e rappresenta un luogo di studio ed incontro anche per gli studenti in scambio culturale (progetti Erasmus KA2 per la mobilità studentesca).
La giornata scolastica inizia alle 8.00 con le prime 3 ore di lezione (di 60 minuti), poi una pausa di 30 minuti e successivamente 3 ore di lezione fino alle 14.30.
Le classi sono composte da almeno 28 studenti, normalmente di 30/33, si arriva anche a 37/39 nelle classi terminali (ma alla scuola primaria non si superano i 22 alunni).
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La valutazione è con i classici voti da 0 a 10 e la sufficienza si ottiene con 5. Lo 0, per gli insegnanti che lo usano, è assegnato in assenza del lavoro svolto o in caso di rifiuto della prova
Per quanto riguarda la didattica PBL, ho trovato sia PROBLEM che PROJECT Based Learning.
La didattica PBL è applicata in regime “misto” con la didattica tradizionale per la maggior parte degli insegnanti da me osservati e intervistati. Si alterna ad una didattica frontale-dialogata che fornisce i contenuti base. Il PBL rappresenta quindi una modalità di impiego delle conoscenze precedentemente acquisite. Solo il docente di Scienze mi ha parlato di una didattica puramente PBL per gli ultimi due anni di corso, in cui ogni gruppo di 6/7 studenti sceglie un progetto di portata annuale da sviluppare (l’esperimento è fondamentalmente scelto dagli studenti stessi). Questo livello di libertà è dovuto all’assenza di un vero e proprio “programma ministeriale” per le classi terminali.
Ho assistito a lezioni della fase di sviluppo dei progetti e ho notato che gli studenti sono molto autonomi, arrivano a lezione e auto-organizzano le proprie attività senza bisogno di input da parte del docente. Il docente passa da un gruppo ad un altro per osservare il lavoro (queste osservazioni concorrono alla valutazione finale) e porre domande (anche le risposte alle domande saranno considerate nel voto finale) oppure viene chiamato da un gruppo per chiedere consiglio sullo sviluppo del progetto. Non ci sono vere e proprie rubriche di valutazione, ma il docente valuta tutti gli aspetti del processo e non solo il prodotto finale e la sua presentazione e gli studenti sono consapevoli di questo. Quando un docente nota una “mancanza” (di comportamento, di preparazione, di collaborazione) ne informa lo studente facendo notare che la valutazione finale del prodotto/prestazione verrà diminuita a causa di quanto osservato. In queste occasione (ne ho potute osservare un paio in diverse classi) gli studenti non polemizzano mai con il docente.
Questa esperienza di Job-Shadowing è stata molto stimolante ed arricchente, aumentando molto la mia motivazione a trovare nuove strategie di insegnamento. Poter osservare altri colleghi al lavoro e porre domande sui loro metodi e sulla loro percezione dell’insegnamento è stata un’occasione importante.
Ho trovato veramente molta apertura e disponibilità a rispondere a qualsiasi domanda posta; i colleghi spagnoli si sono impegnati tutti per rendere questa esperienza il più possibile piena e soddisfacente e li ringrazio tutti di cuore per questo