La mia fantastica esperienza Erasmus+
alla Károlyi Mihály Secondary School
29/01/2018 – 23/02/2018
Prima settimana: Ungheria-Polonia-Italia
Partita da sola ho avuto la magnifica sorpresa di poter condividere la mia esperienza con due insegnanti polacche, anche loro in attività di job shadowing, come me. Le ho conosciute subito all'ingresso in attesa del nostro ospite. Il nostro tutor, Csaba, coordinatore di progetti internazionali, non solo Erasmus+, è stato subito cordiale e senza formalità. Ci ha condotte nell'ufficio del team. Proprio così, in questa scuola il team di progettazione ha un proprio ufficio (vedi foto).
C'è stata una prima riunione durante la quale ci è stato illustrata la scuola che poi abbiamo visitato: c'era grande movimento (le lezioni durano 45 minuti e ci sono 10 minuti di intervallo per permettere a docenti e studenti di spostarsi da un'aula all'altra), ma l'atmosfera era familiare, tutti erano operosi ma sereni, e accoglienti. Dopo i primi due giorni mi salutavano tutti: in inglese e in ungherese, qualcuno anche in italiano.
Seconda settimana: full immersion nelle lezioni in lingua inglese
Sono stata accolta da molti docenti e in classi dei vari indirizzi e quello che ho visto mi ha confermato quello che avevo già notato: questa scuola ha degli obiettivi comuni e condivisi, e i suoi docenti si sentono parte della scuola come gli studenti. E' una seconda casa comune per tutti. Anche il dirigente, che parla solo ungherese e che non deve chiedere sempre permessi agli organi collegiali, ma deve solo rendicontare un paio di volte all'anno insieme ai collaboratori, è in realtà un preside perché mantiene il contatto con gli studenti, continuando ad insegnare la sua disciplina in una classe (2/3 ore settimanali). Ma quando lo ritiene necessario, senza preavviso, convoca in sala docenti per brevi riunioni di 10 minuti (il tempo di una pausa tra una lezione e l'altra) e tutti si sentono in dovere di partecipare.
Terza settimana: le lezioni in lingua tedesca e ungherese
Molte le riunioni con il tutor che si è mostrato molto attento e premuroso sia verso i miei bisogni formativi che dal punto di vista umano, un collega ma anche un amico. Grazie a questa intesa, ho potuto osservare lezioni in laboratorio di informatica, in lingua tedesca e in ungherese. Ma avevo una richiesta abbastanza insolita: volevo vedere la giornata scolastica dal punto di vista degli studenti. Per far questo, mi è stato presentato un giovane studente bilingue (ungherese-italiano) e ci siamo dati appuntamento fuori dalla scuola per il giorno dopo, alle 7.20. Avevo promesso di essere puntuale e, nonostante nevicasse, mi trovai a scuola con 5 minuti di anticipo. Per 4 ore ho fatto la vita dello studente, sedendomi sugli scalini in attesa del docente, agli armadietti, facendo amicizia con i suoi compagni e assistendo alle lezioni con quel giovanotto che ringrazio vivamente per essersi prestato a farmi da interprete.
Poi per tutta la settimana lezioni nelle classi del corso bilingue con vari insegnanti. Le lezioni di lingua inglese non erano diverse dal metodo che usiamo noi perché si tratta di quello codificato dalle università inglesi per ottenere le certificazioni, forse per questo le ho trovate un po' noiose. Molto più stimolante è stato osservare l'insegnamento-apprendimento delle altre discipline come storia e economia.
Una cosa però mi ha colpito: la quasi totale assenza delle lezioni frontali e il metodo comune dei docenti:
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ripasso di quanto fatto nella lezione precedente da parte degli studenti
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breve contenuto (libro, video, slide) di introduzione dell'argomento
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conversazione continua con gli studenti
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gli studenti usano spesso solo il quaderno per prendere appunti ma più spesso il proprio cervello e il livello di attenzione è sempre alto
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pochi minuti alla fine per le consegne.
Insomma 45 minuti effettivi di lezione senza alcuna interruzione.​
La relazione docente-studente è ottima perché il rispetto è reciproco ed entrambi svolgono il proprio ruolo con grande serenità. Gli studenti non vengono mai rimproverati, ma incoraggiati a fare meglio. C'è quella che mi piace definire cooperazione educativa.
Quarta settimana: amministrazione, visita ad un liceo, eTwinning e lezione in palestra.
L'ultima settimana è stata dedicata essenzialmente all'organizzazione della scuola, anche amministrativa, perché condivisa con la DSGA del Liceo Porta.
Oltre alle conversazioni con il personale amministrativo (segretaria, tecnici, collaboratori scolastici) il nostro tutor ci ha procurato l'invito per una visita ad un liceo di Budapest, anch'esso con sezione bilingue.
E come chicca finale una lezione in palestra che non era stata possibile attuare prima, a causa delle rilevazioni nazionali in tutte le scuole ungheresi di ogni ordine e grado, atte a monitorare lo stato fisico e le prestazioni degli studenti. Per facilitare la nostra comprensione (la docente parla solo ungherese) siamo state affiancate da due gentilissime e avvenenti studentesse dell'ultimo anno che traducevano dall'ungherese in inglese.
Il mio principale contributo è consistito nella presentazione di eTwinning come piattaforma di condivisione di progetti internazionali, prima ad alcuni docenti.
Una di essi si è mostrata interessata a partecipare al progetto "Let's experiment together" con una delle sue classi, e abbiamo cominciato a lavorare insieme con gli studenti, che già al secondo incontro avevano prodotto autonomamente del materiale da caricare. Sono certa che con l'inizio del nuovo anno scolastico tale collaborazione permetterà ai miei studenti di condividere esperienze di apprendimento con gli studenti ungheresi.
La sensazione più bella che ho provato è quella di aver fatto veramente parte di un'altra comunità europea. Essere accolti, conoscersi e confrontarsi alla pari e riuscire a mettersi in relazione superando anche le barriere linguistiche. Questo credo sia il più grande valore di un'esperienza Erasmus+, che aiuta i Cittadini a sentirsi Europei, nel rispetto delle diverse culture, ma uniti da obiettivi comuni.