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Quarto job shadowing Erasmus+ 

alla Károlyi Mihály Secondary School

03/09/2018 – 28/09/2018

La mia esperienza di job shadowing a Budapest si è svolta all’inizio dell’anno scolastico. Il mio primo giorno di scuola presso l’istituto Károlyi Mihály, il 3 settembre, ha coinciso con il giorno del rientro a scuola per studenti e docenti. Un punto di vista diverso, anche perché in Ungheria questa è una settimana sui generis: l’orario non è completo e non si entra nel vivo della didattica, ma ci si dedica ad attività di organizzazione e presentazione dei programmi, si discutono eventuali problemi rimasti in sospeso dall’anno precedente, si danno indicazioni sui materiali scolastici e, cosa più importante per i ragazzi, si comincia a organizzare il ballo degli studenti delle classi terminali che si terrà a novembre, di cui dirò dopo.

Durante l’anno docenti e studenti restano a scuola anche al pomeriggio, ma non ci sono lezioni al sabato.
Nelle tre settimane successive sono entrata in contatto con docenti di materie diverse e che insegnano in classi diverse; in particolare docenti di inglese, ma anche di storia ed economia, le materie che vengono insegnate in inglese nel corso bilingue. Nella comunità dei colleghi ho avuto modo di confrontarmi con i problemi comuni a ogni scuola e di poter osservare somiglianze e differenze. Tutto così diverso e pure simile allo stesso tempo. In ogni tradizione scolastica si intrecciano chiaramente problematiche comuni a ogni processo di apprendimento e insegnamento e risposte specifiche. Specificità metodologiche e organizzative ma anche nazionali e culturali. Ad alcuni di questi aspetti ho dedicato la mia relazione finale.

L’istituto Károlyi Mihály è un “szakgimnazium”, cioè corrisponde a grandi linee a un istituto tecnico italiano ma con una curvatura liceale. E’ situato in Vaci ut, una delle arterie principali di Budapest, da non confondersi con la popolarissima e turistica Vaci utca, la via pedonale dello shopping in centro. Questo lungo viale conduce fuori dalla capitale verso nord, lungo la direttrice del Danubio, alla città di Vac. L’edificio della scuola è ottocentesco e ospitava originariamente un ospedale. La zona era un tempo tipicamente periferica e industriale e sono ancora visibili caseggiati tipici dell’edilizia popolare che risalgono alla prima metà del Novecento e all’era comunista, ma attualmente è stata riqualificata così che la scuola è oggi circondata da palazzi moderni dove lavorano sia il moderno ceto impiegatizio budapestino, sia gli stranieri che in questa città trovano certamente numerose opportunità di lavoro e investimento. Arrivando in autobus si vedono banche, compagnie commerciali, società finanziarie e concessionarie di auto. Il mio tutor mi ha raccontato che la scuola di fatto è l’unico edificio storico che sopravvive nella zona e a scuola si teme che l’edificio possa essere acquistato per essere demolito e far posto a un nuovo palazzo, una eventualità a suo dire non improbabile.
All’uscita della scuola si può bere un caffè e mangiare una buona fetta di torta o gustare un gelato italiano in un minuscolo bar molto accogliente, anch’esso anomalo rispetto agli altri caffè più modaioli e cittadini presenti nella strada. Il locale propone prezzi speciali agli studenti quando vengono qui a festeggiare con gli insegnanti l’ultimo giorno di scuola. 

Tornando al ruolo del coordinatore, ho osservato come Il rapporto con gli alunni sia molto forte: ogni coordinatore deve dedicare un’ora di lezione alla settimana a discutere dei problemi della classe. Inoltre è normale vedere gli studenti fermarsi alla fine dell’ora con il docente coordinatore per confrontarsi, confidarsi o se è il caso essere ripresi per un comportamento scorretto.  Inoltre è il coordinatore a gestire alcune incombenze amministrative, come controllare che ogni studente abbia svolto le proprie ore di volontariato (50 ore distribuite su tutti gli anni scolastici) al servizio della comunità: si tratta di supporto ad attività organizzate dal comune, o partecipazione ad attività di peer education e orientamento.

​La tradizione del ballo di novembre ("szalagavató") per gli studenti dell’ultimo anno, molto sentita, offre l’esempio di una fusione fra il prom americano e tradizioni locali: ci si veste in abito da sera, confezionato per l’occasione, si ballano sia il valzer nelle due varianti viennese e inglese, sia i balli moderni, ma il momento più solenne è la consegna di una piccola coccarda con i colori della scuola da parte dei coordinatori di classe, che sono veramente padrini e madrine degli studenti dal primo anno (nono) al quarto (dodicesimo). Gli studenti indosseranno questa coccarda per tutto l’anno anche fuori dalla scuola, segno che sono studenti dell’ultimo anno e stanno per sostenere l’esame di stato (“matura”). 

Gli studenti della scuola abitano in parte a Budapest e sono tipicamente ragazzi di una grande città, in parte vengono da fuori città viaggiando anche per un’ora o più. I problemi di cui parlano i loro insegnanti sono gli stessi che sembrano affliggere i loro coetanei italiani e così anche i loro gusti si assomigliano molto. Al rientro delle vacanze, i risultati dei sondaggi sulle letture estive a cui ho assistito hanno mostrato gli stessi generi (e spesso gli stessi titoli) che sono popolari da noi fra gli adolescenti: fantasy, thrillers, storie d’amore. 

Il background economico e sociale degli studenti appare diversificato: alcuni vengono da famiglie agiate e che hanno molto a cuore l’istruzione dei figli e in particolare la loro preparazione linguistica, altri sono lasciati a se stessi come nel caso di una studentessa che il mio tutor (e suo coordinatore) è riuscito a far ritornare a scuola quest’anno dopo che la ragazza era stata invitata dalla madre a trovarsi un lavoro per mantenersi da sola, dovendo così, di fatto, lasciare la scuola. In alcuni casi i genitori sono troppo ansiosi o critici rispetto agli insegnanti. 
Un altro problema trasversale e generazionale sembra essere quello dei disturbi alimentari a cui va aggiunta la situazione particolare della pausa pranzo a scuola che qui dura pochissimo. Il pranzo viene consumato nella mensa dove i cibi vengono portati da fuori e riscaldati. D’altra parte, gli studenti non possono lasciare la scuola per consumare il pranzo altrove. La lezione successiva è molto faticosa per i ragazzi e i docenti mi sono sembrati molto comprensivi e attenti a non caricarli troppo dopo pranzo. Spesso i ragazzi mangiano in classe, approfittando delle pause che scandiscono il passaggio da una lezione all’altra, visto che gli studenti e quasi tutti gli insegnanti si spostano da una lezione all’altra.

Nel complesso credo di aver imparato molto dal confronto con una realtà per molti aspetti diversa. Non tutte le pratiche efficaci sono possibili o facili da introdurre, soprattutto quando appaiono radicate in una realtà diversa dal punto di vista sia istituzionale, sia didattico. Tuttavia ho ricevuto numerosi stimoli al cambiamento in direzione di una didattica volta a potenziare la partecipazione attiva e la collaborazione fra pari. 

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articolo della prof.ssa C. Colombo

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